“vulci, la bella "

Un parco “fuori serie” , oggi, per una bella giornata di primavera, cui hanno fatto eco un Gruppo colorito del Tiburzi, tra cui alcuni decani, ritrovati, mossi presumibilmente da inusitati richiami di giovanili tempeste ormonali ed un bimbetto mio consanguineo di nome Luca. Mio nipote, avrete intuito, mio nipote Luca, un bel cinghialetto di cinque anni, che non “vedo tutto” dall’affetto che ci lega, riflesso della mia profonda gioia.

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LA PORTA OVEST ED IL SUO RIVELLINO

Un imponente ingresso, protetto da mura elevate e da un rivellino triangolare, che impediva lo sfondamento della porta lignea con gli arieti romani, costringendo, inoltre, il nemico a mostrare il fianco negli attacchi. Ciò nonostante la lucumonia fu conquistata.

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Mentre osserviamo fuori delle mura alcune ricostruzioni delle deposizioni riferibili alla battaglia svolta tra i due popoli. Il cranio dello scheletro di un assalitore è forato, da un colpo inferto dall’alto, da una freccia scagliata dagli etruschi posti sopra le mura. Potrebbe trattarsi di una fedele ricostruzione, anzi io lo ritengo propabile, ed ora quello scheletro di plastica presentante un foro sul cranio (milite ignoto), è immortalato nella sua tomba “a cappuccina” (classica povera deposizione in uso tra i romani consistente nella deposizione tra due tegoloni) a ricordare l’evento.

Percorrendo il Decumano Massimo di Vulci, siamo entrati dalla porta Ovest lasciando alle nostre spalle la necropoli dell’Osteria. Di recente il luogo ha restituito ben oltre 20 ipogei interessanti databili 560/550 a.C., tra cui quello c.d. della Sfinge, che presenta un dromos di 27 metri, ove all’interno del vestibolo era conservata una statua della sfinge di eccezionale fattura.

Il “mondo” archeologico in subbuglio per questa nuova avventura storica, attende nuove risposte dal mondo etrusco sepolto.

Ma sarebbe riduttivo se si pensasse che il Parco Vulcente possa riservare soltanto questo, nessuno sa cosa nasconda la nuda terra sotto i millenari sedimenti di carbonato di calcio, rilasciati dalle acque del Fiora. Sono fermamente convinto che la vasta area (140 ettari) dell’Acropoli racchiusa dalle mura urbiche, pur predata da schiere di tombaroli, ispezionata da secolari rappresentanti della Soprintendenza, tanto celi ancora e perché no, ad esempio a titolo puramente indicativo, un teatro etrusco-romano che manca ancora all’appello. Ma un pensiero va alle emergenze precedenti il popolo etrusco storiche e preistoriche. Basti pensare che molte aree della vasta acropoli, apparentemente banali, sono ancora inesplorate. Osservando attentamente la stratigrafia di “Pian di Voce”, si nota particolarmente, guardando dalla valle verso il Fiora, un deposito sedimentario calcico di un metro e più, forse frutto del cambio di corso del fiume nei millenni. Lo strato travertinoso tanto può conservare sotto di sé (VEDI IMMAGINE SOTTO).

IL TEMPIO ETRUSCO

Le emergenze archeologiche del Parco messe in luce, tranne qualche opera, come l’imponente tempio etrusco prossimo alla porta Ovest, è tutto ciò che resta della romanizzazione.

Se vogliamo ritrovare vestigia etrusche dobbiamo scendere gli scavi di livello, di almeno 4 metri, sotto gli edifici romani. Così come è visibile per un piccolo tratto posto in luce, il decumano etrusco, molto più in basso di quello attuale romano.

La domus dal criptoportico

Rispecchia, nell’aspetto, caratteristiche dell’architettura tardo repubblicana romana, comprende sull’esterno tabernae (negozi), abitazioni per la servitù, ampio atrio (ingresso coperto da tetto displuviato per la raccolta delle acque – impluvium), tablinum (camere per gli ospiti), triclinium (sale da pranzo), cubicula (camere da letto), calidarium (per bagni di acqua calda), tepidarium (per bagni di acqua tiepida) e frigidarium (per bagni di acqua fredda). Sul retro è presente uno spazio adibito a peristilium (piccolo orto)

Ma ciò che rende singolare questa “Domus” è senz’altro la presenza di un vasto criptoportico (taverna sotterranea), giustificato dalle esigenze climatiche del luogo caratterizzate da torridi caldi estivi.

IL MITREO

Sempre frutto della romanizzazione, seppur in forma indiretta, è la presenza di un Mitreo, prossimo alla Villa del Criptoportico. Il culto di “Mitra”- veicolato dalla Persia attraverso i legionari romani appartiene al novero delle religioni misteriche - non possedendo un corpo di scritture, i suoi rituali erano tenuti segreti e riservati agli iniziati. Si presenta con due banconi affiancati, sostenuti da sei archetti a tutto sesto ciascuno, su cui prendevano posto, a seconda del grado, i fedeli. Mentre al centro in fondo era presente il gran sacerdote che iniziava gli adepti. Alle sue spalle, al posto d’onore, era posta una scultura del dio Mitra che uccide un toro.

Dal corpo del toro nascono tutte le piante benefiche per l'uomo e in particolare dal midollo nasce il grano mentre dal sangue la vite. Un serpente ed uno scorpione, inviati dal dio del male tentano invano di contrastare il perpetrarsi della vita. Lo scorpione cerca di ferire i testicoli del toro mentre il serpente ne beve il sangue, ma invano. Alla fine il Toro ascende sulla Luna, dando così origine a tutte le specie animali. Così, Mitra e il Sole suggellano la vittoria con un pasto che rimarrà nel culto sotto il nome di agape.

IL SACELLO DI ERCOLE

Seguendo il Decumano Massimo che declina verso il Fiora, incontriamo un piccolo recinto quadrangolare a cielo aperto, con un altare consacrato ad Ercole (Hercle etrusco). L’attribuzione alla divinità del tempietto è certa perché, sotto le mura scomposte, è venuta alla luce una sua statua. Le iconografie di Hercle presentano quasi sempre la divinità munita di clava, con le spalle e la testa ricoperte da un vello (pelle di leone). Il culto della divinità presso gli etruschi era particolarmente seguito.

Antonio del Pollaiolo o Antonio Benci (Firenze, 1431 circa – Roma, 4 febbraio 1498)
(DA WIKIPEDIA)

IL PORTO FLUVIALE

Tratto di mura del Porto Fluviale sul Fiora. I barconi, dalle Murelle di Montalto (porto marittimo), qui trasportavano le mercanzie varie ad alimentare un grande emporio.

IL LAGO PELLICONE

Meraviglioso laghetto che forma il fiume Fiora a valle di una graziosa cascatella, ove sono stati girati alcuni films (“Non ci resta che piangere” - con Troisi e Benigni etc.), che poteva rappresentare il luogo ove gli etruschi d’estate andavano a rinfrescarsi. Circa il toponimo, è esso riferibile ad un pellicano che viveva nel lago tra l’altro, ancora pieno di pesci.

CASTELLO E PONTE DELLA BADIA

Angolo romantico e suggestivo che chiude generalmente, con il museo, la giornata escursiva.

Il Castello venne edificato nel XII secolo, su preesistenti emergenze, dai Monaci Cistercensi che condivisero il maniero con i Cavalieri Templari, forse utilizzato quale precettoria per l’accoglienza dei pellegrini diretti in Terrasanta. Proprietà dei Farnese nel 1.500, passò nelle proprietà dei Buonaparte. Divenne poi dogana Pontificia. Nel 1859 fu dei principi Torlonia. In questo periodo cadde in stato di abbandono. Dopo essere stato acquistato dallo Stato Italiano e destinato alla Soprintendenza dell’Etruria Meridionale quale museo dei reperti del luogo, il castello riacquistò il suo aspetto austero. Ha pianta trapezoidale con torrioni semicircolari – la cui altezza è stata ridotta nel tempo - e un’alta torre quadrata con merlature su beccatelli e caditoie, una sorta di maschio, a guardia del passaggio per il ponte. L’accesso al castello era controllato verso nord dal ponte e dagli altri lati dalla gola del fiume Fiora e da un fossato perimetrale con acqua alimentata dall’acquedotto romano.

Prossimo al Castello c’è il Ponte della Badia o del diavolo. L’opera poggia su tre archi, di cui il maggiore, alto ben 30 metri, presenta la parte superiore a schiena d’asino. Mentre su quelli minori sono ricavate delle terrazze.

Furono gli etruschi ad edificare il ponte sul Fiora, i cui piloni dovevano sostenere un piano ligneo di livello più basso dell’attuale. Ristrutturato in età repubblicana ed imperiale e nel periodo medievale, solo dopo i lavori del 1930 assunse l’attuale aspetto.

Vanì,- 10-03-2012


LE FOTO
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